Suraci replica a Gambi/Dalla minoranza nessun contributo costruttivo al Pri Rappoccio, maggiore serenità di giudizio Dichiarazione di Paolo Gambi, della componente di minoranza della DN del PRI Guardiamo con assoluta preoccupazione le vicende che hanno coinvolto il PRI calabrese. L’arresto di Antonio Rappoccio, unico consigliere regionale che il partito esprime in Italia, ancorché non eletto sotto l’Edera ma nella lista a sostegno del Presidente Scopelliti, pone inquietanti interrogativi sul futuro del partito calabrese e, di converso, su quello nazionale. Pur auspicando che la giustizia nel suo corso possa dimostrarne la completa estraneità ai fatti, non si può fare a meno di sottolineare come la sospensione di Rappoccio dal PRI, voluta dal segretario on. Francesco Nucara, sia un atto dovuto che andava anticipato da un più corretto e responsabile gesto di autosospensione. In ogni caso, tale provvedimento non solleva la Segreteria Nazionale dalle pesanti responsabilità politiche per le scelte delle candidature locali che l’hanno vista protagonista. Responsabilità politiche che devono necessariamente indurre a decisioni conseguenti. L’infamante accusa di voto di scambio, semmai dimostrata, oltre a gettare discredito su un partito già debole in una cornice di grave sfiducia nella classe politica, allungherebbe inquietanti ombre anche sulla correttezza dei rapporti interni, sulle quali è necessario fugare ogni dubbio fin da ora. Per queste ragioni ritengo necessaria la convocazione d’urgenza del Consiglio Nazionale per indire, nel più breve tempo possibile, un Congresso straordinario, come la gravità della situazione determinatasi richiede e impone. Paolo Gambi, Direzione Nazionale PRI ****** Risposta di Antonio Suraci, capo della segreteria politica del Pri La dichiarazione del membro di Direzione Nazionale Paolo Gambi non lascia dubbi sulla politica che intende portare avanti la minoranza: un costante e continuo attacco alla Segreteria Nazionale tout-court senza apportare il minimo di idee costruttive per il futuro del Partito. Naviga lontano dal progetto liberaldemocratico e da soluzioni programmatiche degne di essere prese in considerazione, dimostrando la pochezza culturale che contraddistingue la minoranza prigioniera di un fallimento progettuale in cui auspicava che il Pri potesse risorgere e rigenerarsi. Peccato che lo stesso Casini ne abbia decretato la fine prematura. Farebbe bene Gambi a ragionare con la propria testa e a considerare i fatti con maggiore serenità. Quanto accaduto in Calabria rappresenta per tutto il Partito un fatto di cui non godere. Accusare il Segretario Nazionale della scelta dei candidati e, quindi, di eventuali loro carenze, non è onesto né vero, in quanto, e Gambi lo sa, nel partito vive una libertà di indicazione da parte delle strutture periferiche che si devono assumere le responsabilità delle scelte. Ravenna conosce bene questa libertà e nessuno della Direzione Nazionale gliel’ha mai negata. Per quanto riguarda la preventiva autosospensione del Consigliere regionale è bene ricordare a Gambi che è un atto volontario e non può essere imposto né dal Segretario né dalla Direzione, questi possono solo assumere la decisione della sospensione, peraltro assunta, con grande trasparenza e linearità. La casualità della regione di appartenenza del Segretario non può spingere alcun membro della Direzione Nazionale a richiedere quanto richiesto da Gambi, se non per malcelata malafede. Peraltro, i voti presi da Rappoccio, la cui sorte verrà decisa dalla magistratura e non da noi, in una lista non di partito non sono stati determinanti per successo del Pri in Calabria, semmai è stato esattamente il contrario. Non può essere messa in discussione la serietà del Segretario Nazionale il quale ha avuto la dignità di confrontarsi con la magistratura da uomo libero da incarichi politici e che, dopo sei anni di silenzio, essendo stato prosciolto da ogni capo di accusa, è tornato tra le fila repubblicane. Chi lo fa farebbe bene a vergognarsi. Ben altro esempio è stato dato da colui al quale Gambi si ispira che dopo l’autosospensione e una condanna, ha ritenuto importante per se stesso riprendersi la Segreteria Nazionale dilapidando il patrimonio politico e patrimoniale del partito. L’attuale Segreteria Nazionale e tutto il gruppo dirigente ha reagito e reagisce con fermezza e grande sacrificio per tornare ad offrire a tutti i repubblicani un futuro. Infine, la richiesta di un Congresso straordinario appare l’arma spuntata di una minoranza che si fa rappresentare da chi non ha nulla da insegnare e che dovrebbe, seguendo la strada del proprio Mentore, dimettersi sia per i risultati elettorali ottenuti a Ravenna che per la fuga della maggioranza degli amici da una dirigenza non in grado di interpretare le esigenze dei cittadini e che cerca solo disperatamente di sopravvivere a se stessa il più a lungo possibile. Antonio Suraci, capo della segreteria politica del Pri |